La gestione della pandemia da COVID-19 ha dimostrato definitivamente che l’assetto attuale del SSN ha un punto di evidente debolezza nel territorio, sul quale bisogna concentrare gli sforzi per imprimere una svolta. D’altro canto, proprio questa debolezza ha creato le condizioni, nei mesi più duri della emergenza pandemica, per alcune sperimentazioni. È stato così, per esempio, per la cura e l’assistenza dei pazienti oncologici. La necessità di ridurre gli accessi in ospedale, per ragioni di sicurezza e per disporre di spazi da dedicare alle attività cliniche di contrasto alla pandemia, ha obbligato ad accelerare processi di innovazione organizzativa per i quali il sistema era già pronto.
Ora siamo di fronte ad una grande opportunità. Il primo dei due obiettivi della Missione 6 del PNRR, dedicata alla salute, si occupa delle reti di prossimità, delle strutture intermedie e della telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Si punta esplicitamente al rafforzamento di cure ed assistenza sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, allo sviluppo della telemedicina e ad una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
La stagione post- pandemica, si apre in teoria con i migliori presupposti per un riassetto significativo del territorio: da una parte la consapevolezza, derivata dalla gestione della pandemia, di dover investire su quest’area dell’offerta di cure ed assistenza, dall’altra la presenza, finalmente, di risorse certe e rilevanti da utilizzare a questo scopo, peraltro rafforzata dagli incrementi del Fondo Sanitario Nazionale previsti per i prossimi tre anni dal Disegno di Legge di bilancio 2022.
Le cure di prossimità e la scelta del domicilio del paziente come luogo privilegiato della assistenza territoriale ci riportano alla riflessione sugli assetti organizzativi del SSN in relazione alla appropriatezza dei diversi setting di cura, alla presa in carico delle cronicità, alla capacità di garantire continuità della stessa. E rinviano alla sostenibilità del sistema, nella sua duplice dimensione. Sostenibilità per i pazienti, ai quali viene assicurata la tipologia di cure e di assistenza più appropriata nel luogo più idoneo, tenendo conto delle esigenze di personalizzazione e di umanizzazione. Sostenibilità per il sistema, che utilizza le risorse al meglio, evitando inutili sprechi, e creando le condizioni per rispondere ai nuovi bisogni di cura ed assistenza e garantire equità di accesso alla innovazione scientifica e tecnologica. Elementi che fanno della medicina di prossimità, con la sua attenzione per la prevenzione e la promozione della salute, e per la presa in carico in tutte le sue fasi, dalla diagnosi alla riabilitazione, uno dei paradigmi intorni ai quali potrà ruotare il futuro dei sistemi sanitari universalistici.